Strada Sud e City Hub possono essere riesumate se non si modifica il PRG

22 07 2016


In questi giorni si è data notizia che la Giunta Galimberti ha messo in archivio due progetti che avevano avuto particolare risalto con la Giunta Perri: ovvero la Strada Sud e Cremona City Hub, polo tecnlogico che prevedeva tra l’altro una massiccia trasformazione a scopo edilizio dell’attuale parcheggio al Foro Boario.
Bene così? Mettiamo in pace l’animo di ogni cittadino rispettoso della natura e della città?
Va osservato, però, nell’uno e nell’altro caso, che questa messa in archivio dei due progetti, non impedirà a una eventuale giunta che dissentisse dalle decisioni di Galimberti e C di riesumare i due cadaveri. Il rischio è particolarmente pesante per uno spazio come il Foro Boario che potrebbe far molto gola ai cementificatori e quindi alle casse dell’ente proprietario.
Tutto questo può avvenire, a nostro modesto avviso, se non si provvede ad una modifica del Piano Regolatore che cancelli dalle carte sovrane entrambe le ipotesi.
Se non si agisce in questo senso, la buona volontà della Giunta Galimberti sarebbe temporanea, di facciata. O no?

Pubblicità




La grande Provincia inseguita da Massimiliano Salini: è una partita che si può davvero giocare partendo dal basso?

20 08 2011

di Antonio Leoni

Riteniamo che in questa fetta stretta e lunga della Bassa, dove la strategia ed il grande disegno di rinnovamento sono assenti da anni, anzi da decenni, si debba guardare senza pregiudizi al tentativo di congruità territoriale che il Presidente della Provincia di Cremona sta portando avanti -secondo indiscrezioni di stampa e per ora senza comunicazioni ufficiali – con la Provincia di Lodi, condannata dall’ultima finanziaria, e con il presidente della provincia di Mantova, Alessandro Pastacci, un giovane di 33 anni, già con un buon curriculum politico -amministrativo.
Ha ragione Salini quando afferma che la ridefinizione dei confini della Province – ed aggiungiamo dei confini delle Regioni- secondo criteri logici è un problema reale di questo Paese. Siamo altrettanto d’accordo sul fatto che porterebbe ad enormi vantaggi in termini di funzionalità. Ma dobbiamo anche osservare che una rivoluzione epocale come questa richiede un governo nel pieno della sua funzioni, risoluto ed al disopra degli interessi di parte.
Perché non può prevalere – altrimenti replichiamo tutti i guasti del liberismo selvaggio che ha portato il mondo al disastro attuale – soltanto il criterio della compatibilità economica: bisogna identificare le affinità sociali, culturali, storiche applicando in pieno il principio di sussidiarietà, nel senso che i nuovi confini non possono essere disegnati secondo l’arraffa arraffa e la prepotenza che caratterizza particolarmente la politica italiana di oggi.
L’idea di Salini può trovare consenso ed attuazione dove reggono Stato e Nazione. Le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia hanno purtroppo confermato che il Paese non è Stato e non è neppure o ancora nazione. Alla proposta di una più appropriata articolazione del tessuto amministrativo del Paese, oggi ci attende una immonda rissa parlamentare, tutta muscoli e lobbies, seggiolate e panza.
Può allora la revisione territoriale della fascia del Po governata da Salini e Pastacci partire dal basso, con il generoso volontarismo e il consenso del tutto particolare delle popolazioni interessate?
Mai dire mai. Se escludiamo ( e dobbiamo escludere, altrimenti non c’è ragionamento che tenga) che l’attivismo del presidente Salini sia promosso da un solletico elettorale, ovvero dal corrispondere al mai sopito anelito dei cremaschi al distacco dagli odiati cremonesi così trucemente rappresentati ( perché non si perda la memoria) nella sala degli Ostaggi dove Crema tiene il suo consiglio comunale.
Certo, molti interessi del territorio cremasco (ma non tutti: si consideri l’agricoltura , la magia del sistema delle acque), verso il lodigiano- milanese o verso il bergamasco. Casalasco e cremasco sono lontanissimi tra loro, sotto tutti i profili, costumi, cultura e storia, molto più distanti dei chilometri che li separano. E Cremona, in mezzo, non ha più una attrazione così forte da produrre la sintesi e l’omogeneizzazione di una provincia così impropria, stretta e lunga. Anche il settore primario, l’agricoltura, ha perso il peso di cento e persino di cinquanta anni fa.
D’altronde anche il mantovano che si specchia nel Po è ben diverso da quello che guarda al Garda. E poi… come si potrebbe pensare ad una revisione territoriale della Provincia di Cremona ignorando del tutto le relazioni -e stiamo al caso più semplice ed immediato – dei paesi che stanno appena al di là del ponte in ferro? L’idea di Massimo Terzi di una Cremona allargata oltre il ponte non era poi tanto peregrina, anche se nessuno la prese davvero sul serio. Il conflitto sul terzo ponte dimostra quanto diretti e collegati siano gli interessi delle due sponde.
Come la mettiamo poi con l’agricoltura della Bassa Bresciana?
Potremmo proseguire con il lungo elenco delle criticità da superare. Ma possiamo fermarci qui.. Da qualche parte si deve pur cominciare ed è giusto che Salini si rivolga a chi ritiene gli conceda il miglior ascolto. É però già assolutamente evidente che il progetto esposto da Salini non può produrre tutti i buoni effetti che si propone se non ottiene consensi, collaborazione, disponibilità anche da Piacenza, Bergamo, e Brescia, oltre che da Mantova e Lodi.
I rischi di qualche accordo sporadico e scollegato dal contesto – di qualche frittura prelettorale, per dirla schiettamente – è enorme. Nel passato hanno avuto esiti tragici sperimentazioni ben più modeste della grande rivoluzione proposta da Salini.
Eppure, non neghiamogli il diritto di andare in campo. Agisca con animo sgombro, occhio limpido e con la consapevolezza della complessità della partita. Davide tratti pure con i Golia che ci circondano. Ma sappia che la partita si gioca tutta o non si comincia nemmeno. Le pedine vanno mosse da tutti e su tutta la scacchiera.





Astensione: per una vera democrazia contro la falsa democrazia

2 04 2010

L’astensione Pasqua della democrazia

di ANTONIO LEONI
Si era già parlato di grande partito dell’astensione. Già dire partito è una definizione maligna. Identifica una fazione, non un grande movimento di opinione.
Come tale, la percentuale di quanti non si riconoscono nel sistema vigente è poderosamente in crescita: ovviamente il sistema si difende e acceca i cittadini con il suo specchietto delle allodole, proclamando – per fortuna sempre più inutilmente – il dovere del voto contro la… “diserzione”.
Nulla è più democraticamente assurdo. Nei fatti già questa discriminazione appare come una evidente autodenuncia, ovvero la implicita ammissione della crisi del sistema democratico e del suo limite. Perché un sistema democratico compiuto non deve escludere il cambiamento e perciò non dovrebbe condannare la altrettanto democratica opposizione alle sue storture e alla richiesta di correzione/ revisione anche radicale che si esprime con l’astensione.
Così agendo, il sistema manca al dovere di riformarsi secondo le indicazioni dei cittadini, i quali (in relazione al conto numerico delle diverse forze in campo) anche con queste elezioni hanno dato con l’astensione una grandiosa lezione di autentica democrazia. Si consideri come il sistema si sia battuto con ogni mezzo contro la facoltà di esprimersi liberamente e senza limitazioni morali (o peggio).
Ragionando con le stortura del sistema in contestazione, si dovrebbe concludere che il primo partito italiano è l’astensione. Ma noi rifiutiamo questa definizione. Movimento di opinione, si deve ripetere.
Ecco il primo valore dell’astensione. Anche quando è semplicemente un voto di protesta. che in ogni caso non non è mai una rinuncia ma una denuncia di una propria situazione di disagio. E pare poco?
La risposta del sistema è che non è possibile rispondere ad ogni singola protesta. Persino questa elementare posizione critica che già tende a limitare il valore morale dell’astensione, è un paravento. Una democrazia compiuta deve avere la capacità di ascoltare la protesta e di rapportarla agli interessi generali.
E’ quel che avviene?
La protesta del singolo, più o meno attendibile, non è l’espressione di un individualismo sordo, è una libertà riconosciuta all’individuo, dalla quale non deriva il calare nel disprezzo della democrazia, ma esattamente l’opposto, il mattone di una esigenza sentita: la denuncia perentoria della caduta irrevocabile , grandiosa, dirompente del fondamento democratico avvenuta con la identificazione della democrazia nel partitismo, ovvero per dirla con l’espressione più efficace maturata in troppi anni di disagio, l’identificazione della democrazia nella casta.
La realtà di questo sistema – ha ben scritto Massimo Fini anche su Il Vascello – è l’occupazione sistematica, arbitraria, illegittima che i partiti, associazioni private ed autogestite nelle quali il cittadino può mettere naso soltanto se aderisce alle loro regole autocratiche ed esclusive, hanno fatto di tutti gli apparati dello Stato, del parastato, dell’amministrazione pubblica, con una ricaduta a pioggia sull’intera società.
Una constatazione su tutte: nella scandalosa “democrazia” che ci avvolge, solo i partiti possono riformare i partiti. Non lo faranno mai perché questa azione cancellerebbe il potere con cui condizionano l’intera società italiana, abusandola, stuprandola, ricattandola, richiedendo ai cittadini i più umilianti infeudamenti per ottenere, come favore, ciò che spetta loro di diritto.
Il sistema piace ovviamente non soltanto ai partiti: si insinuano- cito ancora Massimo Fini – nel cuore dello Stato oligarchie, lobbies, camarille, associazioni paramafiose, che il cittadino è chiamato ogni tot anni a legittimare col voto perché possano continuare, col consenso estorto attraverso la corruzione subliminale (e non), i loro abusi, i loro soprusi, le loro illegalità.
Dunque, ci vuole coraggio, molto più coraggio ad astenersi dal voto che votare.
Qual è la trincea del sistema? La ragione principe che giustificherebbe la inviolabilità di un sistema siffatto?
Con la fine della seconda guerra mondiale si impone come assoluto un principio affermato come inviolabile ed indiscutibile ovvero che la libertà del cittadino viene comunque tutelata da questa democrazia imperfetta: interpretando Aristotele.
Ma che afferma esattamente Aristotele? “Il presupposto della costituzione democratica è la libertà, tanto che si dice che solo con questa costituzione è possibile godere della libertà, che si afferma essere il fine di ogni democrazia. Una delle caratteristiche della libertà è che le stesse persone in parte siano comandate e in parte comandino.  […]Questi dunque sono i caratteri comuni a tutte le democrazie, e da quella che unanimemente si concorda essere la giustizia secondo i canoni democratici (cioè che tutti abbiano lo stesso secondo il numero) deriva quella che più di ogni altra sembra essere democrazia e governo di popolo. L’uguaglianza consiste nel fatto che non comandino più i poveri dei ricchi, che non siano sovrani i primi soltanto, ma tutti secondo rapporti numerici di uguaglianza. E questo sarebbe l’unico modo per ritenere realizzate l’uguaglianza e la libertà nella costituzione".
Ebbene raffrontiamo semplicemente questa definizione con le democrazie ultraliberistiche e plutocratiche che sono mostruosamente sorte dalle macerie della seconda guerra modale e si sono ingigantite specialmente dopo gli anni settanta del secolo scorso, cancellando di fatto ogni Valore per affermare i tre principi (soldi, successo, sesso) che garantirebbero l’infinito progresso economico e quindi la liberazione dell’umanità da ogni schiavitù?
Siamo passati dalla dittatura delle ideologie alla dittatura dell’economia.
Ecco la rivoluzione da compiere contro la dittatura del sistema. Che non è la rivoluzione sanguinosa immaginata secondo schemi occoenteschi, per quanto sia una rivoluzione radicale. Sostituire la dittatura dell’economia con la democrazia dei Valori che sono il patrimonio dell’Umanità. Utopia? Basta un’idea per una rivoluzione.
L’astensione è ancora un mezzo verso l’idea. Ma è il primo passo della rivoluzione. Domenica è Pasqua. Gesù Cristo fu, comunque, una idea. Finì in croce. Ma risorse.




Lettera aperta di un gruppo di genitori ed insegnanti, la sottoscrizione è aperta No alla scuola in mano ad aziende farmaceutiche e psichiatri

8 07 2009

La scuola italiana sta vivendo in questi ultimi anni cambiamenti che ne stanno snaturando l’essenza e la funzione: istruire e formare le nuove generazioni.
Da un decennio circa la scuola è sotto osservazione e “monitorata” da enti e associazioni pubbliche e private, estranee al mondo della scuola, che stanno proponendo soluzioni insolite,  inusuali e di dubbia efficacia, per risolvere le problematiche legate all’istruzione.
Con l’utilizzo di screening e progetti vari, l’attenzione è stata deviata  dalla vera didattica per incanalarla verso problematiche di carattere medico-psicologico che nulla hanno a che fare con l’ambiente scolastico, nella ricerca e individuazione di presunti disturbi psichici negli studenti.
Preoccupanti in particolare sono le iniziative anche a livello istituzionale in merito ai cosiddetti disturbi dell’apprendimento, come “dislessia”, “discalculia”, “disortografia”, ecc..  Con una manipolazione del linguaggio si sta cercando di far passare per “disturbi” di origine neurologica gli errori nella lettura, nella scrittura e nel far di conto dei nostri alunni, errori che esistono da sempre.
Oggi in molte scuole dove queste teorie sono entrate, un  ragazzo che fa errori di scrittura, calcolo o lettura, viene segnalato, certificato poi come dislessico, disortografico o discalculico e con questa certificazione seguirà poi percorsi individualizzati alla stregua di un portatore di handicap o di un diversamente abile, come dir si voglia, in quanto le sue difficoltà vengono stigmatizzate e tradotte in “disturbi mentali”.
Sulla base di queste “teorie”, chi  non potrebbe avere un disturbo dell’apprendimento ed essere al riparo da una diagnosi psichiatrica?
Qualunque insegnante può trasformare un alunno in un soggetto affetto da tale disturbo: è sufficiente che spieghi male o che non sappia insegnare.
Attualmente c’è addirittura in discussione in Commissione Istruzione al Senato una legge sulla dislessia che tra le altre, cose sollecita screening di massa preventivi in tutte le scuole, a partire dalla scuola dell’infanzia. Sulla base di test cronometrati e con punteggi del tutto arbitrari,  i bambini che non rientrano nei parametri saranno i futuri disabili incanalati in un  percorso scolastico differenziato, che ne farà degli incapaci.
Ad esempio in un alunno che fa errori  nella lettura non solo non vengono individuate le parole che non ha capito e che lo portano a sbagliare, ma gli viene inculcata l’idea che i suoi errori sono dovuti ad un suo disturbo mentale e che per questo non dovrà più leggere, ma  potrà utilizzare strumenti sostitutivi, come ad esempio audio libri.  Per tutta la vita non solo non migliorerà le sue capacità, ma non ci proverà neanche.  Alla fine di un percorso di studi avremo un bambino che non saprà leggere, convinto di essere portatore di  un handicap per sempre. Come si può considerare questo un aiuto o la risoluzione di un disagio?
Per non parlare dei genitori, che si troveranno i propri figli etichettati disabili, parcheggiati in una scuola che non ha tenuto in nessun conto i  percorsi educativi e didattici intrapresi, le unità di apprendimento affrontate in classe, l’ambiente familiare e il contesto sociale in cui sono inseriti, né tanto meno la possibile incapacità dei docenti di trasmettere il sapere.  Avremo una scuola che si limita, attraverso degli “specialisti”,  a discriminare gli studenti  sollecitando il corpo docente ad utilizzare strumenti compensativi e misure  dispensative.  Questi alunni  passeranno da una classe all’altra senza aver acquisito alla fine neanche la strumentalità di base necessaria alla loro autonomia, destinati ad un sicuro fallimento, ad un abbandono scolastico con effetti negativi a pioggia su tutta la nostra società.
Riteniamo che sia la scuola a dover essere migliorata, indirizzandosi in particolare alle metodologie didattiche e alle programmazioni funzionali, ponendo particolare attenzione sulla qualità dell’insegnamento piuttosto che su presunte incapacità genetiche dell’alunno. Occorre riportare la scuola alla sua funzione didattico-educativa, così che possa dare un reale contributo alla società in termini di persone istruite e competenti.
Pertanto noi, insegnanti e genitori, chiediamo che vengano messe al bando queste dannose e demagogiche teorie “innovative”, perché è in gioco il  futuro dei nostri figli e della nostra società. 
 
Avv. Andrea Di Francia vecchio insegnante e nonno – Dott. ssa M. Paola Casali genitore/pedagogista – Andrea Pirrone genitore/insegnante – Andrea Trentini genitore/educatore – Antonella Nesti genitore – Domenico Mileto insegnante – Chiara Masiero zia – Angelo Lunetti genitore – Denise Fasanelli zia – Andrea Vice genitore – Laura Gatti genitore/insegnante – Celestina Schmidt genitore – Antonella Raschetti insegnante – Marco Pezzotti genitore – Paola Leonardi genitore/insegnante – Mario Casiraghi genitore – Maria Vallias genitore- Annalucia Mantovani genitore – Giovanna Leone insegnante – Marina Pogliani genitore – Marta Padova insegnante – Antonio Leoni direttore de Il Vascello e nonno





OGM, le garanzie sanitarie fornite da chi li produce: vergogna!

4 07 2009

La Commissione Europea approva le importazioni di OGM …e anche le coltivazioni (per ora solo il Mais MON 810, definito pericoloso dalle Ricerche dell’INRAN e causa di sterilità dal Prof. Jurgen Zentek)…
Ma i ministri europei non approvano… non rifiutano…. se ne lavano le mani….
Questi ultimi hanno paura di finire in tribunale, per disastro doloso?
Chi Comanda in Europa?
Alla fine ci si basa su un parere dell’EFSA, il cui regolamento prevede che i dati li forniscano solo le Multinazionali produttrici di OGM… e non le Ricerche indipendenti.
Se, come afferma il Ministro Zaia, il mondo della ricerca è spaccato al 50% sugli OGM, con posizioni diametralmente opposte, sapendo che il 90% delle ricerche è finanziato dalle Multinazionali che gli OGM li producono, insieme ai pesticidi correlati, allora vuol dire che molti ricercatori pur finanziati dalle Multinazionali, danno pareri indipendenti e contrari agli OGM.
La Rete delle Regioni OGM Free ha chiesto che si cambino queste procedure di autorizzazione di lobby, in palese conflitto di interessi
senza una comparazione di pareri basati sulla scientificità di ricerche indipendenti
in mancanza del rispetto del principio di precauzione, visto che la scienza è divisasenza rispetto delle libertà individuali di scelta di non mangiare ne coltivare, ne essere contaminati da OGM, addirittura senza etichettatura
Propongo di portare la Commissione e l’EFSA… al tribunale per i diritti Umani. Ed intanto a tutti gli Stati membri e le Regioni di vietare ogni forma di coltivazione e commercio di OGM in quanto non autorizzati dalla Maggioranza dei Ministri Europei ed in applicazione della Clausola di Salvaguardia Nazionale per il rispetto dei diritti inviolabili alla salute ed all’Ambiente, non delegati a nessun trattato internazionale
L’inviolabilità della Memoria Genetica di tutti gli Organismi Viventi (DNA), regolata da Leggi fisiche perfette, è sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, per il rispetto della Vita.

Giuseppe Altieri,Accademia Mediterranea per l’Agroecologia e la Vita





Per la Washington Post non c’è stato broglio in Iran

3 07 2009

Da un sondaggio condotto in Iran da Ken Ballen del Center for Public Opinion e da Patrick Doherty del New America Foundation (entrambe associazioni nonprofit), fonti quindi indipendenti, risulta il contrario della situazione descritta dai media ufficiali. Il sondaggio è stato finanziato dal Rockfeller Brothers Fund ed è stato condotto in persiano (farsi) da una squadra il cui lavoro nella regione per ABC News e BBC ha ricevuto il premio Emmy. I risultati sono stati pubblicati nell’autorevolissimo Washington Post (quello che sollevà lo scandalo Watergate e portò all’inpeachment di Nixon) del 15 giugno scorso

Da quel sondaggio risulta che il risultato elettorale rispecchia il volere della maggior parte degli iraniani. Il sondaggio rivela inoltre importanti informazioni:

“Molti esperti ritengono che la vittoria di Mahmoud Ahmadinejad sia il risultato di frode e manipolazioni; il risultato dell’ inchiesta svolta in tutta la nazione tre settimane prima delle elezioni rivela invece che Ahmadinejad era il favorito con un margine di 2 a 1. questo margine risulta per giunta essere maggiore di quello raggiunto nelle elezioni di venerdí”. “Mentre gli inviati occidentali a Teheran nei giorni prima delle elezioni descrivevano un’ opinione pubblica entusiasta per l’ avversario principale di Ahmadinejad, Hossein Mousavi, i nostri sondaggi condotti in tutte le 30 provincie dell’ Iran dimostrano che invece il favorito era proprio Ahmadinejad”. “Il largo consenso per Ahmadinejad risulta chiaro dall’ indagine condotta prima delle elezioni. Durante la campagna elettorale Mousavi faceva riferimento alla propria etnia azera come secondo maggior gruppo in Iran dopo quello persiano, al fine di procurarsi consensi da parte degli appartenenti alla medesima etnia. Dalla nostra ricerca risulta al contrario che le preferenze degli azeri andavano ad Ahmadinejad con un margine di 2 a 1”.

(fonte Robert Craig: per questo e altri documenti, vai al sito www.mastermatteimedioriente.it, dove sono stati caricati diversi documenti sulla situazione in Iran)





Le regole auree dei media quando fa la guerra Israele

14 01 2009

Osservare le dodici verità, auree e infallibili, che i media sono obbligati ad adottare:

1 – In Medio Oriente, gli arabi attaccano sempre per primi, e Israele difende sempre sé stessa. Questa difesa si chiama “rappresaglia”.

2 – Né arabi, né palestinesi, né libanesi hanno il diritto di uccidere civili. Questo è “terrorismo”.
3 – Israele ha il diritto di uccidere civili. Questa si chiama “legittima difesa”.

4 – Quando Israele uccide civili in modo massiccio, le Potenze Occidentali le chiedono di farlo con cortesia o educazione. Questa si chiama “reazione della comunità internazionale”.

5 – Né i palestinesi né i libanesi hanno il diritto di catturare soldati israeliani all’interno di installazioni militari con sentinelle e postazioni di combattimento. Questo si chiama “rapimento di civili indifesi”.

6 – Israele ha il diritto di rapire tutti i palestinesi o i libanesi che vuole, e in ogni momento o luogo. Le cifre correnti sono di circa 10.000 prigionieri, di cui 300 bambini e 1.000 donne. Non c’è bisogno di nessuna prova della loro colpevolezza. Israele ha il diritto di tenere in carcere questi prigionieri sequestrati tutto il tempo che vuole, anche se si tratta di persone elette democraticamente dai palestinesi. Questa deve essere chiamata “incarcerazione di terroristi”.

7 – Ogni volta che viene menzionata la parola “Hezbollah”, è obbligatorio aggiungere, nella stessa frase, “sostenuta e finanziata da Siria e Iran”.

8 – Quando viene nominata Israele è assolutamente proibito aggiungere “sostenuta e finanziata dagli Stati Uniti”. Questo potrebbe dare l’impressione che il conflitto sia disuguale e che l’esistenza di Israele in fondo non è a rischio.

9 – In ogni dichiarazione su Israele, deve essere evitata ogni menzione delle frasi seguenti: “territori occupati”, “risoluzioni dell’Onu”, “violazioni dei diritti umani” o “Convenzione di Ginevra”.

10 – I palestinesi, come i libanesi, sono sempre “vigliacchi” che si nascondono dietro la popolazione civile, che li odia. Se dormono in alloggi militari insieme alle proprie famiglie, questo ha un nome: “vigliaccheria”. Israele ha il diritto di annientare con bombe e missili gli alloggi dove dormono. Questa deve essere chiamata un'”azione chirurgica, di alta precisione”.

11 – Gli israeliani parlano inglese, francese, spagnolo o portoghese meglio degli arabi. Ecco perché meritano di essere intervistati più frequentemente, e di avere migliori opportunità di spiegare diffusamente al pubblico le regole suddette, da uno a dieci. Questa si chiama “neutralità dei media”.

12 – Chiunque sia in disaccordo con le regole suddette deve essere bollato come un “terrorista antisemita molto pericoloso”.

Fonte: http://www.fpp.co.uk/online/09/01/media_rules.html – PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 5.47





Si rovina l’Italia con il consenso degli italiani?

4 10 2008

Umberto Eco su “L’Espresso ha sollecitato questa riflessione – provocazione. Che ne pensate?

Nei primi anni Cinquanta, Roberto Leydi e io avevamo deciso di fondare una società antipatriottica. Era un modo di scherzare sull’educazione che avevamo ricevuto durante l’infausta dittatura…

 Già da un po’ di anni si era sciolto il movimento dell’Uomo Qualunque che aveva sollecitato per un certo periodo sentimenti antiunitari, diffidenze verso una Roma corrotta e ladrona, o contro una burocrazia statale di fannulloni che succhiavano il sangue della brava gente e laboriosa. Non ci passava neppure per l’anticamera del cervello che atteggiamenti del genere sarebbero stati un giorno quelli dei ministri della Repubblica. Non avevamo avuto l’idea luminosa che per svuotare di ogni dignità e potere reale il parlamento bastava fare una legge per cui i deputati non venissero eletti dal popolo ma nominati prima delle elezioni dal capo. Ci pareva che auspicare un ritorno graduale alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni fosse idea troppo fantascientifica.Volevamo disfare l’Italia, ma gradualmente, e pensavamo ci volesse almeno un secolo. Invece ci si è arrivati molto prima, e oltre all’Italia si sta persino disfacendo l’Alitalia. Ma la cosa più bella è stata che l’operazione non è dipesa dal colpo di Stato di una punta di diamante, dei pochi generosi idealisti che eravamo, ma si sta realizzando col consenso della maggioranza degli italiani“.





Italia del tutto impreparata al fall out nucleare: che ne pensi?

23 08 2008

L’incidente del 4 giugno 2008 alla centrale nucleare di Krsko (Slovenia) è stato più di un campanello d’allarme. Pur non essendovi, secondo fonti
ufficiali, conseguenze essendo la contaminazione radioattiva stata circoscritta all’interno della centrale, lo stato di allerta scattato a livello europeo ha fatto sorgere più di qualche dubbio su cosa sia effettivamente successo.
Greenaction Transnational, subito dopo l’incidente ha avviato una campagna per accertare quale è il livello di sicurezza che in Italia viene garantito alla popolazione per le emergenze radiologiche.
L’inchiesta si è svolta nella regione Friuli Venezia Giulia, ovvero la regione italiana che confina con la Slovenia e che verrebbe per prima e più pesantemente colpita dal fall out, e a Trieste, ovvero la città italiana più vicina alla centrale di Krsko.
L’inchiesta, che ha portato alla luce un quadro desolante , è utile per comprendere la nuova politica nucleare annunciata dal governo italiano. Per ogni centrale nucleare – e fin dal progetto iniziale – dovranno essere garantite opportune misure di sicurezza che partono dalla predisposizione dei piani di emergenza, alla costruzione dei rifugi antiatomici, alla predisposizione dei centri di decontaminazione per le persone irradiate, ecc. Tutto questo ha un costo molto elevato che, come il caso Krsko dimostra, l’Italia non vuole effettivamente sostenere preferendo lasciare i propri cittadini indifesi di fronte alle emergenze radiologiche.
Le conseguenze di un grave incidente alla centrale di Krsko con fusione del nocciolo del reattore sono ben spiegate nel recente studio Dott.Giuseppe Nacci (specialista in Medicina Nucleare) “La minaccia della centrale atomica di Krsko” .
In caso di fall out per incidente a Krsko e con venti di 100 Km/h da est la nube radioattiva raggiungerebbe Venezia in 4 ore estendendosi poi all’intero Veneto, al Trentino Alto Adige e all’Emilia Romagna.
La regione più colpita sarebbe ovviamente il Friuli Venezia Giulia direttamente confinante con la Slovenia. Circa 12 milioni di persone si troverebbero esposte in Italia nell’arco di 24 ore a dosi di radioattività da 100 a 250 RAD.
Greenaction Transnational ha già provveduto a presentare una prima denuncia alla Commissione Europea per la violazione da parte dell’Italia delle norme Euratom ed ora si appresta a presentare una petizione al Parlamento Europeo per chiedere che anche i cittadini italiani possano godere degli stessi livelli di protezione nei confronti delle emergenze radiologiche che vengono garantiti agli altri cittadini europei.





Georgia e interesse americo – israeliano: la verità, per la precisione

11 08 2008

A proposito di Georgia: bisogna dirle le cose con chiarezza. Leggiamo sul Corriere e su Repubblica che non solo gli USA ma direttamente Israele hanno contribuito al riarmo (a pagamento, con dollari USA) della Georgia. I soliti si infilano immediatamente in tutti gli staterelli ove gli USA aprono la strada, si veda il Kurdistam iracheno.
Secondo punto: si nasconde o si minimizza il fatto che sono stati i georgiani ad attaccare per primi, e che un’intera città, la capitale dell’Ossezia è stata rasa al suolo e poi occupata dalle truppe del folle georgiano, prima di essere raggiunta dai russi. Nelle gigantografie fotografiche si vedono le vittime piangenti dei bombardamenti russi (uguale tecnica in Medio Oriente, dove un caduto ebreo occupa dieci volte più spazio di una famiglia palestinese massacrata in casa), mentre Bush, che ha l’incredibile faccia di bronzo di intimare a Putin di “rispettare i confini”, viene presentato come un apostolo della pace .
La tragedia per le nazioni europee è che è stato ucciso alla radice il dibattito politico, soprattutto in campo internazionale e, come ben sanno da secoli gli studiosi di politologia, la politica estera è l’essenza della politica.
E’ ridicolo immaginare che un Berlusconi, un Veltroni, un Bossi, un Casini possano davvero fare “politica” cioè fare delle scelte che facciano uscire il paese dallo stato di colonia cui è ridotto (anche nelle scelte economiche, ovviamente): non ce n’è uno che, al di là di sventolii rituali di bandiere italiane, celtiche, padane o da fiera paesana, abbia il coraggio di dire che al di sopra di tutto ci sono gli interessi nazionali.
Tra non molto i megafoni della propaganda scateneranno l’attacco all’ennesimo “nuovo Hitler” , cioè Putin. Appena avranno regolato i conti con Ahamadinejad. E noi, che avremmo tutto l’interesse a stare con la Russia e il mondo arabo che non ci minacciano affatto, anzi rappresentano una eccellente possibilità per il futuro, andremo invece a rimorchio dell’asse americano istraeliana.
Per interessi che non sono quelli dei nostri figli.