L’incidente del 4 giugno 2008 alla centrale nucleare di Krsko (Slovenia) è stato più di un campanello d’allarme. Pur non essendovi, secondo fonti
ufficiali, conseguenze essendo la contaminazione radioattiva stata circoscritta all’interno della centrale, lo stato di allerta scattato a livello europeo ha fatto sorgere più di qualche dubbio su cosa sia effettivamente successo.
Greenaction Transnational, subito dopo l’incidente ha avviato una campagna per accertare quale è il livello di sicurezza che in Italia viene garantito alla popolazione per le emergenze radiologiche.
L’inchiesta si è svolta nella regione Friuli Venezia Giulia, ovvero la regione italiana che confina con la Slovenia e che verrebbe per prima e più pesantemente colpita dal fall out, e a Trieste, ovvero la città italiana più vicina alla centrale di Krsko.
L’inchiesta, che ha portato alla luce un quadro desolante , è utile per comprendere la nuova politica nucleare annunciata dal governo italiano. Per ogni centrale nucleare – e fin dal progetto iniziale – dovranno essere garantite opportune misure di sicurezza che partono dalla predisposizione dei piani di emergenza, alla costruzione dei rifugi antiatomici, alla predisposizione dei centri di decontaminazione per le persone irradiate, ecc. Tutto questo ha un costo molto elevato che, come il caso Krsko dimostra, l’Italia non vuole effettivamente sostenere preferendo lasciare i propri cittadini indifesi di fronte alle emergenze radiologiche.
Le conseguenze di un grave incidente alla centrale di Krsko con fusione del nocciolo del reattore sono ben spiegate nel recente studio Dott.Giuseppe Nacci (specialista in Medicina Nucleare) “La minaccia della centrale atomica di Krsko” .
In caso di fall out per incidente a Krsko e con venti di 100 Km/h da est la nube radioattiva raggiungerebbe Venezia in 4 ore estendendosi poi all’intero Veneto, al Trentino Alto Adige e all’Emilia Romagna.
La regione più colpita sarebbe ovviamente il Friuli Venezia Giulia direttamente confinante con la Slovenia. Circa 12 milioni di persone si troverebbero esposte in Italia nell’arco di 24 ore a dosi di radioattività da 100 a 250 RAD.
Greenaction Transnational ha già provveduto a presentare una prima denuncia alla Commissione Europea per la violazione da parte dell’Italia delle norme Euratom ed ora si appresta a presentare una petizione al Parlamento Europeo per chiedere che anche i cittadini italiani possano godere degli stessi livelli di protezione nei confronti delle emergenze radiologiche che vengono garantiti agli altri cittadini europei.
Ci confermiamo, come sempre, un Paese inefficiente ed irresponsabile, che non tutela la salute e l’incolumità dei cittadini. E pensare che il Friuli Venezia Giulia è anche una regione a statuto speciale…!
Ma soprattutto, viene da chiedersi come sia possibile che un taumaturgico ministro italiano voglia riprendere la strada del nucleare in Italia: i costi ed i rischi sarebbero enormemente superiori ai benefici, le scorie non sappiamo ancora dove metterle… senza contare che sarebbe molto difficile trovare un Comune disposto ad ospitare una centrale nucleare nel suo territorio.
Tocchiamo il ridicolo, ed il paradossale, quando questo illuminato ministro farnetica di “nucleare pulito” (che non esiste) e di “nucleare di IV generazione” (che arriverà, forse, tra 20 anni…): ma da che gente siamo governati?